I Bambini e il bilinguismo…

Ciao amici sono la mamma del bruco Carolina, dopo l’articolo relativo al metodo nelle scuole mi è stata fatta richiesta di considerare anche il bilinguismo e così oggi ne parleremo un po’ insieme… Ai giorni nostri la nostra società è multietnica e quindi anche multilingue. Al mondo sono state censite più di 7000 tra lingue e idiomi, per cui il multilinguismo è ormai da considerare come un dato di fatto. Negli ultimi decenni ha avuto grande impulso l’apprendimento precoce di più lingue. Accanto a quella nazionale del paese in cui si vive, che a io avviso deve essere imparata BENE, i genitori spesso scelgono di avviare i propri bambini all’apprendimento di una seconda lingua già molto presto, nei primi anni di vita, o perché uno o entrambi i genitori sono stranieri, immigrati o espatriati, o perché semplicemente ritengono che possa costituire un arricchimento e offrire magari, un domani, migliori opportunità di lavoro e di integrazione. A scuola, lo studio di una lingua straniera spesso inizia fin dalla scuola materna, prosegue in ogni corso di studi e, da alcuni anni, può proseguire anche in università in lingua straniera.

Il bilinguismo, essere bilingui è diverso dal parlare due lingue. Tutti possono impararle, semplicemente studiando, e l’apprendimento varia da soggetto a soggetto in base alla predisposizione o al tempo dedicato allo studio. Il bilinguismo, invece, è l’essere in grado di parlare utilizzando due sistemi linguistici diversi, in un certo senso intercambiabili e per arrivare a questo bisogna partire prestissimo.

Il periodo migliore per farlo ò dai 3 e 7 anni, in questo peridodo l’apprendimento della lingua avviene infatti in modo intuitivo, mentre dopo i 7 anni l’apprendimento si trasforma, da intuitivo a deduttivo, e il bambino inizia una riflessione cosciente sulla lingua e sulla sua struttura, aiutato anche dalla scolarizzazione e dall’apprendimento della scrittura. Esiste sempre una lingua “prevalente” che di solito coincide con quella del paese in cui si vive, indipendentemente dalla lingua parlata dai genitori o in famiglia, poiché la componente sociale è determinante nell’apprendimento di qualsiasi lingua, non solo per un bisogno d’integrazione ma anche per il tempo di utilizzo alla lingua stessa, a tale proposito non riesco proprio a capire come un genitore straniero scelga di non parlare al proprio figlio la lingua locale, isolandolo e creandogli se pur involontariamente molti problemi difficili per lui da risolvere.

E’ stato provato da studi su questo tema che per apprendere e ricordare una seconda lingua è necessario che il tempo di utilizzo di quest’ultima sia superiore al 30% di quello che il bambino trascorre interagendo con gli altri e che l’esposizione deve essere costante durante tutto lo sviluppo (infanzia e adolescenza) altrimenti, com’è naturale, potrà essere dimenticata.

bilinguismo             bilinguismo

La conoscenza di una sola lingua ho letto da qualche parte oggi sembra non bastare più a molti genitori, e sfata il vecchio mito della “lingua madre” parlando piuttosto di lingua “prevalente” (quella parlata nell’ambiente sociale) e lingua “secondaria” (quella parlata nell’ambiente familiare), entrambe cariche di affetti e di simboli e per questo ugualmente importanti sia per i bambini sia per i genitori. Ma soprattutto, sottolinea che i bambini bilingui imparano che esistono più parole (significanti) per indicare la stessa cosa, che si può esprimere un concetto con più suoni e con tonalità diverse. Imparano cioè fin da piccolissimi ad avere una visione pluridimensionale della realtà, e questo li arricchisce sia da un punto di vista psicologico che sensoriale.

Importante è essere coerenti, le persone bilingui mantengono la propria lingua essenzialmente per necessità, ne hanno bisogno; un bambino bilingue dovrebbe trovarsi regolarmente in situazioni in cui sia costretto a parlare una delle due lingue conosciute, in modo da tener sempre presente quanto gli sia utile e necessaria per comunicare. I bambini, infatti, spesso non capiscono perché debbano apprendere una seconda lingua o frequentare una scuola straniera, inglese, tedesca o francese, quando a casa parlano l’italiano. Uno dei problemi principali che sentono, ma che non sempre esprimono, è sentirsi “diversi” dai compagni, dagli amici e anche dai propri parenti e familiari.

I genitori hanno diversi strumenti per aiutare e motivare i propri figli a rimanere bilingui senza forzarli: baby-sitter o ragazze alla pari, frequentazione quando possibile di parenti e amici stranieri, partecipazione a laboratori e gruppi di gioco in lingua, l’utilizzo a partire dai 7-8 anni di giochi (anche al computer) e visione di cartoni animati nella lingua che è stata loro “imposta”.

Quando la seconda lingua è quella di uno dei due genitori, diventa a volte un’esigenza sentita dall’adulto, quella di avere qualcuno con cui parlare nella propria lingua, passando al figlio una sua eredità linguistica e affettiva. Nelle famiglie in cui uno o entrambi i genitori parlano un’altra lingua, la trasmissione ha significati profondi, personali, privati, spesso inconsci: avere un figlio che ti risponde nella tua lingua, fa sentire meno soli e crea un legame profondo di comunicazione. Non sempre, però, i figli sono d’accordo e rispondono come i grandi vorrebbero. Accade che preferiscano usare la lingua del paese in cui vivono, che comprendano ma non vogliano parlare la lingua dei genitori; i bambini possono scegliere quale lingua usare e i genitori sbagliano a sentirsi rifiutati e non compresi, a offendersi, ad arrabbiarsi e diventando colpevolizzanti e coercitivi nei confronti dei figli, con il risultato di disamorarli e allontanarli ancora di più dalla lingua dei padri.

Ci sono chiaramente anche aspetti negativi da annoverare per chi è bilingue o plurilingue c’è la tendenza ad avere un accento “straniero” in tutte le lingue parlate. Ciò accade per ragioni neurofisiologiche, perché fin dalla lallazione i suoni di vocali e consonanti sono diversi nelle diverse lingue e i bambini possono creare dei suoni intermedi che, se perdurano, sono all’origine di un accento “intermedio” percepito dagli altri come “straniero” . Psicologicamente, per un bambino può significare sentirsi ”estraneo”, diverso. Per questo è particolarmente importante che i genitori favoriscano l’apprendimento corretto della lingua del paese in cui i bambini vivono e offrano la conoscenza della seconda lingua come un’opportunità, lasciandoli liberi di scegliere da grandi se utilizzarla o meno.

Molti pensano, erroneamente, che il bilinguismo imposto favorisca l’insorgenza di disturbi specifici dell’apprendimento. Quando un bimbo manifesta disturbi di questo tipo, nella lettura o nella scrittura, è facile pensare che possa migliorare concentrandosi solo su una lingua, abbandonando la seconda, ma è ormai assodato che questa non sia la soluzione giusta.
Altra questione, invece, sono i disturbi della dizione, cioè la difficoltà che alcuni bambini hanno nel pronunciare consonanti guttuturali (q, c, g), dentali (d, t, s, z), etc. Per loro, in effetti, è consigliato l’uso di una sola lingua per tutto il periodo in cui faranno logopedia o euritmia terapeutica al fine di correggere le difficoltà di pronuncia, possibilmente quella del paese in cui il bambino vive e che dovrebbe coincidere con quella che usa a scuola. Una volta corretto il disturbo, può cominciare come l’apprendimento di una seconda lingua.
Molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno un bilinguismo “nazionale”, inizialmente retaggio culturale del colonialismo e successivamente frutto di una scelta strategica degli Stati emergenti. È interessante osservare l’uso creativo che le persone fanno delle lingue, giocando con le parole, inventando neologismi, nuovi modi di dire e di scherzare assolutamente al di fuori degli schemi rigidi che spesso vengono utilizzati in Europa, nelle scuole. Quest’uso creativo delle lingue ha molto incuriosito studiosi del settore, insegnanti, pedagogisti e psicologi, che si stanno adoperando affinché possa essere introdotto anche da noi per facilitare un apprendimento gioioso, semplice e divertente.

Concludendo: i genitori possono stare tranquilli, l’apprendimento di due o più lingue è senz’altro un arricchimento, purché non sia mai forzato, fuori contesto, privo di uno scopo pratico. Inoltre, se i bambini si rifiutano di rispondere o scrivere o leggere, è importante che genitori non si sentano rifiutati o pensino di aver fallito in un loro compito educativo perché hanno comunque indicato ai propri figli una strada e offerto loro un’ulteriore opportunità. Insomma il bilinguismo è una possibilità, un’offerta, ma non facciamolo diventare un obbligo solo perchè siamo genitori troppo ambiziosi

bilinguismo    bilinguismo

Detto ciò chiaramente ci sono delle scuole che seguono il percorso sopra affrontato, il bilinguismo viene abbracciato da molte scuole oggigiorno e come ovunque ci sono pro e contro, a seguire alcuni:

PRO

Rende più facile per noi imparare altre lingue.

La parte del cervello responsabile di imparare cose nuove e di incoraggiare la crescita può essere ulteriormente stimolata con l’educazione bilingue. Gli studi rivelano che questa formazione  porta alla crescita del cervello e aumenta la capacità di gestire più attività contemporaneamente. Così una volta imparato il meccanicismo anche le altre lingue verranno imparate con più semplicità. Insomma il bilingue ha una maggiore predisposizione al multitasking.

Il mondo diventa sempre più piccolo ogni giorno, e i bambini che hanno la capacità di comunicare fluentemente con una varietà di popoli e culture saranno avvantaggiati nel vivere in un mondo che sta diventando sempre più globale di quanto chiunque avrebbe potuto immaginare.

Sarà una competenza necessaria in futuro.
Le lingue parlate nel nostro quotidiano continuano ad aumentare e i bambini che hanno imparato a parlare più lingue saranno molto più ricercati nel mondo del lavoro. In alcuni stati e comunità ad esempio negli Stati Uniti, la popolazione di lingua spagnola ha superato coloro che parlano inglese. Inoltre, le popolazioni cinesi e hindi sono in costante aumento. Questo significa che i bambini bilingue saranno più pronti ad adattarsi a questo cambiamento.

Si diventa bambini a tutto tondo
Mentre gli scettici ritengono che l’educazione bilingue possa confondere un giovane studente, gli studi dimostrano che migliora la mente e fornisce al bambino un futuro molto più roseo, rendendo più facile per lui capire e rapportarsi ad altre culture; rendendolo in futuro più colto, mondano e open mind. Sarà più propenso a studiare all’estero e acquisire più esperienza dai suoi compagni stranieri rispetto a quelli che sono in grado di parlare solo la lingua predominante, inoltre, avranno accesso ad una preziosa gateway per interazioni positive con altre razze, portandoli ad una crescita personale rapida.

Offre molteplici vantaggi alla propria personalità.
Gli studi dimostrano che coloro che mostrano la capacità di gestire tale apprendimento hanno aumentato la loro capacità di elaborare nuovi suoni, in particolare quelli che utilizzano più lingue regolarmente. Questi bambini avranno molto meno probabilità di disturbi della personalità e saranno meno soggetti all’ansia, accrescendo la loro autostima.

 

CONTRO

I bambini piccoli parlano più tardi.

Molti  genitori stimano  un ritardo dai tre ai sei mesi, rispetto ai bambini monolingui della stessa età nel parlato; se ci pensate, ha senso che un bambino che impara due o più sistemi linguistici potrebbe richiedere più tempo, dal momento che sta imparando il doppio delle parole. Se pur così fosse sei mesi è un piccolo prezzo da pagare per la capacità di parlare due o tre lingue! Mischiare e confondere le parole è molto comune nei bambini che imparano più di una lingua alla volta. Ma questo è un fenomeno temporaneo. All’età di quattro o cinque questo problema sarà in gran parte scomparso. Genitori, la vostra pazienza sarà premiata, garantito.

Sforzo supplementare per i genitori.

Questo è probabilmente il più grande problema. Crescere un bambino multilingue è un impegno, si tratta di un investimento a lungo termine nel vostro bambino. Sarà necessario uno sforzo supplementare da parte vostra per fornire e supportare il sufficiente  utilizzo delle lingue. Dopo poche settimane diventerà  semplicemente una parte della vostra routine quotidiana.

Lettura e scrittura.

Per un bambino imparare a leggere gli annunci e scrivere in un’altra lingua aggiunge un grande carico accademico, soprattutto se l’obiettivo è la piena alfabetizzazione in tutte le lingue scelte. Per molti genitori, è sufficiente che il bambino parli entrambe le lingue se pur in modo speciale inizialmente. Altri pretendono di più, sia nella scrittura, sia nella lingua parlata. Certo, è più facile se l’alfabeto è lo stesso. In ogni caso il bilinguismo non deve diventare fonte di stress né per il bambino, né per il genitore.

Meno tempo per le altre materie

Se un bambino utilizza gran parte del suo tempo per imparare una seconda lingua, potrebbe ostacolare lo sviluppo di altre materie. Insegnare a un bambino ad essere bilingue richiede molto tempo e attenzione, può causare frustrazione sia per l’insegnante e sia per lo studente.

Alcuni bambini rispondono bene al bilinguismo, mentre altri non lo fanno. Per questo motivo, è fondamentale saper leggere i segnali del bambino e provvedere di conseguenza.

Mancanza di insegnanti qualificati.
Un problema di rilievo nel bilinguismo, seguito statistiche e analisi in loco, è la grave mancanza di insegnanti qualificati per gestire il bambino. L’educazione bilingue richiede un esperto, paziente in grado di prendersi cura del bambino e con lui affrontare e risolvere i problemi che possono sorgere. Insegnanti bilingue qualificati con ulteriore specifica in una singola materia sono molto rari e costosi si può rischiare quindi di avere un migliore insegnamento della lingua invece della materia o viceversa.

È piuttosto costoso!!!

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